Paolo Di Paolo, scrittore sapiente e sensibile, ci offre con il suo romanzo una storia d’amore – e, per chi riesce a leggerlo più in profondità, non solo d’amore – fra un lui e una lei, ambientata in una Roma multietnica, in un tempo che da un lato chiude un secolo ormai morente, dall’altro uno nascente già opaco.

Lui è Nino, un giovane attore “dilettante” che insegna recitazione per la terza età, figlio del proprio tempo, con tutte le proprie paure ed inadeguatezze; lei è Teresa, che invece sembra andare”oltre”, anche se nella vita rimane ferma in un’agenzia di viaggi, con i propri misteri e le proprie sicurezze.

La loro storia “quasi solo d’amore” procede sotto gli occhi partecipi di zia Grazia, voce narrante, che sembra scrivere un diario con i frammenti delle loro vite, seppure in un’atmosfera malinconica e nostalgica.

Uno scrittore “sapiente e sensibile”, perché riesce a rendere l’incanto dei brevi incontri, dei momenti d’amore, con la loro fragilità, a sottolineare i sentimenti e le vibrazioni dell’anima e la spiritualità sottesa a un rapporto di coppia con uno stile particolare e senza cadere nella noia. Infatti, ci porta a percorrere un itinerario dentro lo spettacolo della giovinezza, dove amore e speranza servono a sostegno delle incertezze della vita, a conoscere se stessi e a migliorarsi.

E il tutto in dialoghi a volte di intere pagine, a volte rapidi e veloci, concisi come notifiche di Facebook o cronologie su Google, dialoghi travolgenti portati in scena come didascalie, lasciando liberi di personaggi di parlare e confrontarsi tra provocazioni, slanci e ritrosie.

Lo spazio nel titolo tra “storia” e “d’amore”, allude proprio a questa prospettiva più vasta, allude a tutte le cose più importanti nella vita di tutti i giorni.

Giorgia P.

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